SQUID GAME – L’Ultima analisi

La Casa di Carta (2017) di Alex Pina – Stagione 2
Il Professore ha davanti a se Raquel, legata. Questa è la battuta.

“E’stata l’unica vera falla di un piano perfetto, di un piano che era perfetto,
e che ora non lo è più.
Per scappare da tutto questo. Tu non vuoi scappare?
Perché non mi vuoi ascoltare Raquel? Perché sono uno dei cattivi?
Ti hanno insegnato a distinguere il bene dal male.
Ma se quello che stiamo facendo noi lo fanno altri, ti sembra che sia giusto.
Nel 2011 la Banca Centrale Europea ha creato da nulla 171 mila milioni di euro,
dal nulla. Proprio come stiamo facendo noi. Però alla grande.
185 mila nel 2012. 145 mila milioni di euro nel 2013. Sai dove sono finiti tutti quei soldi?
Alle banche. Direttamente dalla zecca ai più ricchi.
Qualcuno ha detto che la Banca Centrale Europea è una ladra?
Iniezione di liquidità, l’hanno chiamata. E l’hanno tirata fuori dal nulla, Raquel.
Dal nulla.
Cosa è questa? (mostra una banconota da 50 euro) Non è niente, Raquel. È carta.
È carta, lo vedi? (strappa la banconota)
È carta.
Io sto facendo un’iniezione di liquidità, ma non alla banca.
La sto facendo qui: nell’economia reale;
di questo gruppo di… di disgraziati, perché è quello che siamo, Raquel.
Tu non vuoi scappare?”

La Casa di Carta (2017) di Alex Pina – Stagione 2. Il Professore ha davanti a se Raquel, legata.

La Casa di Carta e Squid Game. Sembrano distanti, eppure la falla che il Professore lamenta, l’unica falla del suo piano perfetto, è la sola cosa che può affermare i giochi mortali di Squid Game, e sanare il sistema socio economico-politico entro il quale quei giochi si incarnano. Sembrano due serie distanti, ma non lo sono affatto sul piano simbolico. Le tute rosse o rosa, le maschere, che da volte umani surreali, pensiamo a quella di Salvador Dalì, diventano schermo impenetrabile di quella stessa identità umana che cercano di nascondere dietro forme puramente geometriche.

Ma qual è questa falla? Chi la deve aprire e come?
Questo lo vediamo più avanti.

Adesso ci concentriamo invece sul perché deve essere aperta una falla in questo sistema. E il perché semplice? Perché è un sistema sociale chiuso. Quel sistema che Massimo Recalcati, e vedremo anche qui più avanti perché dobbiamo scomodare Lacan per quest’analisi, definisce un sistema sociale orizzontale.

Mettetevi comodi perché entriamo in un ideale metaforico batiscafo per scendere nelle profondità della scrittura di Squid Game. Ma quali sono gli indizi di questo sistema chiuso, ovvero di questo sistema orizzontale, all’interno della scrittura? Bene, li abbiamo alla fine della prima stagione e all’inizio della seconda, in tre scene ben definite dove capiamo anche concretamente cosa questo significhi. La seconda stagione, infatti, non fa altro che in modo ridondante amplificare i segnali della prima ampliando lo spettro della prima e per questo risultando alle volte forse un po’ troppo speculare.

Le scene sono: la morte di Oh Il-nam, finale della prima stagione e le due scene con il reclutatore il reclutatore, quella pane e lotteria e la morte del reclutatore stesso.

Guardiamo la prima scena e soffermiamoci sul sistema di immagini: qui l’ideatore dei giochi non muore per la malattia che ha; ovvero dal punto di vista più profondo e simbolico, muore perché perde l’ultimo gioco. L’ultimo gioco della sua vita che fa scadere alla mezzanotte, mezzanotte ora simbolica di cosa? di ciò che divide il vecchio dal nuovo, il giorno vecchio dal nuovo giorno che arriva. Non solo, ma è l’ora in cui il desiderio torna a essere sogno, l’ora in cui la carrozza si ritrasforma in una zucca e mettiamo lì questo tassello desiderio-sogno. Quello che devono fare è guardare fuori dalla finestra un senza tetto che giace in terra. Non si tratta anche qui di sperare nell’umanità, se c’è ancora umanità nelle persone, se si può avere ancora fiducia nel prossimo. A un livello più profondo qui si sta dicendo un’altra cosa.

Guardate nel sistema di immagini dove è posta la persona a terra, dopo che il passante che sembrava non dovere aiutarlo torna con la polizia. Ebbene è posto esattamente tra Billy Angel e la polizia. Cos’è Billy Angel? È una catena nata recentemente, più o meno, che fa torte, essenzialmente fa torte. In un ambiente con colori che tendono al bianco… fatto sta che possiamo ricamare sia sul termine Billy, andando filologicamente a cercare, potremmo riferirci anche a una persona isolata. Facciamo un passo indietro, rimaniamo all’etimologia più pura, che è il diminutivo di William, di Guglielmo, e quindi lo possiamo associare al termine di protezione. Abbiamo protezione all’alto perché c’è l’Angelo, con annessi e connessi riferiti all’ambientazione particolare che ha il negozio all’interno e al fatto delle torte. Quel posto dove si trova vicino al nostro uomo a terra, è un posto di nutrimento, e un nutrimento molto particolare. Quel posto è la protezione materna che è chiusa.

L’uomo si trova all’esterno, quindi al di fuori, di qualcosa che simbolicamente possiamo ricondurre a una protezione e nutrimento di tipo materno. Non solo, ma anche di linea materna. Possiamo tranquillamente fare un’associazione libera torte della nonna.

Dall’altra parte, in senso opposto invece, noi abbiamo chi interviene. Chi è che interviene: è la polizia. In quale funzione però? Qui non ha la funzione di reprimere o di prevenire o di contenere. Qui ha la funzione di ridar vita, ridare possibilità. Tutto quello che abbiamo detto è esattamente la figura paterna. Quella cioè del limite, quella del regole, quella del contenimento, ma anche quella che permette all’interno di tutto questo l’espressione della vita. Chi è che media, chi è che interviene, chi è che interviene per recuperare questa funzione paterna di intervento? Tracciamo una linea qui ed è la proiezione del numero 456. È questo che fa sì che lui vinca quel gioco e che quindi uccida il giocatore numero 1, ideatore dei giochi, dal punto di vista simbolico.

Non è vero che il desiderio si spegne tornando sogno alla mezzanotte. È vero piuttosto qualcosa altro. Se infatti non arrivasse la mezzanotte a ritrasformare in zucca la carrozza, il desiderio rimarrebbe sempre nascosto dietro qualcosa. Quindi in una domanda che non è domanda che rispecchia il desiderio, quindi dentro un sogno che però rimane sogno e che rischia di non diventare realtà. È proprio la mezzanotte che spezza l’incantesimo affinché si possa finalmente vedere quale è realmente il desiderio. Per dirla con Lacan, quale è il mio desiderio? Il desiderio di desiderio. Cioè capire esattamente cosa desidero.

Finché si rimane all’interno di regole di un gioco che uccide, quello che viene ucciso è il desiderio.

L’uomo che è sdraiato per terra non fa altro che urlare da terra e nel suo silenzio il desiderio di qualcosa. Il desiderio di qualcosa che una società orizzontale non fa altro che o dare in modo edulcorato o non dare per niente; chiudendosi in questo ciclo di frustrazione o risposta alla domanda, ma in modo sbagliato. Il desiderio autentico rimane nascosto.

Dare una possibilità al sogno non significa imbrigliarlo in una società orizzontale. Pensiamo ad esempio al sogno americano. Quello che significa invece è dare al desiderio la possibilità di lasciare una traccia di sé nella realtà. Questo è uno dei significati della scarpetta lasciata da cenerentola. La mezzanotte che fa tornare il sogno sogno, permette di svelare quella traccia del desiderio nella realtà. In modo tale che una volta presa, letta, la scarpetta, possa far sì che il desiderio nella realtà, una volta scoperto nella sua autenticità, possa incarnarsi. Per far questo occorre una falla che permetta al desiderio di lasciare una traccia nella realtà.

Ma perché stiamo parlando di questa ipotetica falla e del desiderio nella lettura di Squid Game?

È tutto molto più chiaro nella scena triangolare: pane e lotteria. La scena che definiamo triangolare, quella che abbiamo appena visto è circolare per due motivi. Il primo è perché la falla che porta con se Gi-hun, il giocatore 456, è la stessa che ritroviamo nella persona che interviene chiamando la polizia. C’è una comunicazione, uno scambio circolare di una stessa identità che mira appunto ad aprire una crepa, una falla all’interno del sistema. Ma è circolare anche per un altro motivo, per la lotta che c’è tra Gi-hun e l’ideatore dei giochi. È una lotta circolare perché Gi-hun non è immune dal fascino dei giochi, non è cioè immune completamente dal sistema. Deve combattere contro quel sistema, al di fuori di sé, ma anche all’interno di sé.

E questo funzionamento interno del sistema lo vediamo subito quando il reclutatore offre a persone indigenti la possibilità di scelta tra un panino e un gratta e vinci, di fatto, lui sta offrendo da punto di vista simbolico la stessa identica cosa. Fondamentalmente questo è un gioco di prestigio, è un’illusione. Dal punto di vista simbolico, infatti, non c’è assolutamente nessun tipo di scelta. Nella società orizzontale, infatti, tutti i mattoncini, tutti gli individui sono posti uno accanto all’altro in modo falsamente uguale. Massimo Recalcati fa riferimento nella società invece verticale, per esempio, alla società italiana, anteguerra, ma anche del primo dopo guerra, dove la religione ad esempio impregnava il tessuto sociale.

Società verticale che inizia a diventare orizzontale.
Società verticale costretta a diventare orizzontale.

Nella società orizzontale ogni trascendenza deve essere tolta e per far sì che tutti i mattoncini, gli individui, siano posti in modo falsamente uguale uno accanto all’altro è necessario fare due cose. La prima è ripensare completamente l’aspetto della maternità, riconvertirlo in altro. Il secondo è castrare la figura paterna, castrare la paternità. Tutto ciò che quindi si eleva, tutto ciò che quindi diventa simbolo di trascendenza deve essere ricondotto all’immanenza del tessuto sociale. Se qualcuno dovesse avere qualche esigenza di una alterità di un altro che è al di sopra, questa esigenza viene letta come un bisogno personale, così come vi sono tanti altri bisogni personali, la cui risposta è una risposta immanente, quindi non trascendente, ma che ricade sul piano puramente orizzontale. Se c’è un esigenza o un bisogno di Dio, questo deriva da paure, deriva da insicurezza eccetera, che quindi possono trovare risposta all’interno di una società completamente immanente.

Qual è il risvolto della medaglia? È quello che prendendo liberamente da Lacan si identifica con una sequenza metonimica che uccide il desiderio. C’è una sequenza ripetitiva di cose, di necessità che portano avanti la società orizzontale. Arriva il mondiale di calcio e improvvisamente nasce la domanda, serve un televisore nuovo per vedere le partite. Questa domanda diventa impellente, sembra che risponda al desiderio, ma in realtà non sta rispondendo esattamente al desiderio. Ci si compra il televisore nuovo, arriva a casa e inizia il primo senso di vuoto. Finiscono i mondiali e quel senso di vuoto aumenta. Se invece non hai le possibilità per acquistare quel televisore, questa frustrazione non fa altro che generare e mantenere lo stesso identico senso di vuoto di che invece la domanda del televisore nuovo l’ha potuta soddisfare. Una volta chiuso questo aspetto, quel senso di vuoto fa sì che noi necessitiamo di qualcos’altro di nuovo e via di conseguenza, attivando una sequenza di cose, una sequenza di bisogno di nuovo che va avanti all’infinito senza una risposta reale.

Scegliere tra il panino o il gratta e vinci, di fatto significa in entrambi i casi mantenere quel vuoto. Il panino soddisferà poco, momentaneamente, la domanda di fame. Il gratta e vinci la frustrerà perché sicuramente non vinceremo. Ma mettendo anche il caso di trovare il biglietto fortunato che ci dà tanti soldi, questi soldi non serviranno altro che a entrare in quel lato della sequenza metonimica che ci permette di soddisfare la domanda. In un continuo alternarsi di acquisto di nuovo, senso di vuoto, acquisto di un’altra cosa nuova, senso di vuoto.

Questo è il motivo per cui dal punto di vista simbolico rimanere uccisi dentro i giochi di Squid Game o vincerli, non fa nessuna differenza. Dal punto di vista materiale vivrai più a lungo, ma dal punto di vista simbolico vivrai all’interno di un sistema che con quei soldi che hai vinto non farai altro che ri-perpetuare questa sequenza metonimica. Questo è il motivo per cui Gi-hun non può spendere i soldi che ha vinto. Questo è il motivo per cui Gi-hun, nella seconda stagione, non può offrire quei soldi per ricoprire il debito degli altri. Perché sia che ci muori sia che comunque hai tutti quei soldi, tu continuerai comunque a stare sempre all’interno dei dettami dello stesso sistema.

Ancora più scopertamente, il fatto che nella seconda stagione si è molto dato peso alle votazioni, capiamo bene come all’interno di questo sistema non c’è scelta neanche lì. Entrare nei giochi, uscire dai giochi non serve altro che a mantenere il sistema in equilibrio. Cosa genera tutto questo? Genera nervosi isteria. Quello che infatti fa il reclutatore, cioè andando a pestare tutti i panini che non sono stati scelti, non fa altro che scoprire le carte. Perché quella è esattamente l’isteria di tutti noi che siamo intrappolati in questa sequenza metonimica di novità, vuoto, novità, vuoto, novità, vuoto o frustrazione. Prova ne è quello che succede nella scena seguente, cioè nella scena quadrata, ovvero la morte del reclutatore, perché le cose non potevano non andare così.


La scena della roulette russa, altro non è che la scena di uno scontro tra due identità. Tra cioè chi ha lasciato che il proprio desiderio autentico e profondo venisse annientato, distrutto, sostituito da un sistema che timbra con la sua propria identità. Il reclutatore infatti percepisce la propria identità quando gli viene consegnata una pistola. Il desiderio così è annientato, distrutto, e la persona viene inserita all’interno di un quadrato, un quadrato in cui i lati opposti sono morte e soldi.

Si rimbalza da un lato all’altro finché non è finita, perché ci sono diversi livelli per i quali entrare o per i quali si è, volenti o nolenti all’interno del sistema, più profondo, è quello in cui il desiderio è distrutto e l’identità è sostituita. Di fronte il reclutatore ha qualcuno che difende il proprio desiderio, che difende se stesso, che difende l’in-Sè dall’essere scalzato da qualcosa che è fuori di sé e che vuole marchiare con una identità aliena. Non poteva che finire così, perché il sistema chiede conto, perché il sistema fondamentalmente è morte.

E qui noi possiamo notare una cosa molto ma molto interessante. In entrambi le stagioni, all’inizio, Gi-hun, il protagonista, rischia di morire seriamente, potrebbe essere già finita. Inizia la serie, il protagonista è già andato. Se non fosse stato Alì ad apparire da nulla e a tenerlo sospeso in aria durante il gioco dell’un, due, tre stella, Gi-hun sarebbe morto. Se la pallottola nel tamburo non fosse stata l’ultima, Gi-hun sarebbe di nuovo morto. Ma perché questo? Perché ciò che noi cacciamo dalla porta rientra dalla finestra. Quella trascendenza che la società orizzontale, getta fuori dal portone, rientra per altre vie. Quella falla, cioè, è qualcosa di intelligente, cosciente, un destino pensante, trascendente, che individua chi porta ancora in sé, quella stessa identica falla. Lo difende, lo protegge. Di fatto Gi-hun è un prescelto da una trascendenza. È il Neo in Matrix. Chi fallisce in questo sistema non è l’indigente.

Non è chi prova a mantenere intatto, compatto, il proprio desiderio. Chi fallisce in questo sistema è chi lo svende, lo muta, lo cambia,lo tradisce. Come il sistema combatte questa falla lo possiamo vedere nella seconda stagione con l’introduzione del nuovo personaggio la Guardia N° 11. Nella prima stagione, forse ancora meglio, nell’episodio 6, quello del Ggambo, degli amici di infanzia. Lì possiamo vedere come il sistema reagisce alla falla, per fare questo, per mostrarvelo, utilizzerò niente meno che la bandiera della Corea del Sud con tutti i suoi simboli, ma questa è un’altra storia…

Irvin Gotta
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